martedì 12 giugno 2012

Games of Thrones e la satira della finanza

   La seconda stagione di Games Of Thrones è appena andata in archivio negli Usa e anche da noi. Della sua bellezza stilistica, del suo essere avvincente, si è detto molto. E a ragione. Ma la serie è anche altro, è lo specchio in un mondo fantasy del nostro stesso mondo. E se pur ambientato in un tempo lontano, in cui l'esplosivo si chiama altofuoco ed è preparato dai maghi, ci si può facilmente leggere una satira feroce dei giorni nostri.
   In particolare questo aspetto è stato nella seconda stagione appannaggio di Daenerys, la madre dei draghi (cosa che ci ricorda forse un po' troppo spesso). Lei finisce a Qart, una città di ricchi mercanti che sispartiscono anche il potere politico.Uno di essi, il più ricco, la accoglie, ma in realtà sta tramando contro di lei. Salvata dai suoi draghi, Daenerys si vendica e va ad aprire l'enorme camera blindata del riccone, solo per scoprire che è vuota. "Grazie per questa lezione che mi hai dato", dirà la Targaryen al finto miliardario. Una lezione che ha dovuto imparare, ad esempio, anche l'America dei mutui subprime, quella dei grattacieli panoramici, sedi di banche che avevano in realtà i forzieri pieni di carta straccia. Nell'ultimo episodio della stagione, quindi, GoT non risparmia una feroce critica del capitalismo finanziario moderno che ha innescato questa crisi.
   E chissà che lo sferzante finale non abbia a che fare con la storia personale di uno dei creatori e sceneggiatori di Games of Throne. Spulciando sul web vien fuori infatti che David Bienoff, lo sceneggiatore principale della serie, noto negli Usa come scrittore per La 25esima ora, si chiamava alla nascita David Friedman e suo padre è stato presidente di Goldman Sachs oltre ad aver ricoperto incarichi governativi in materia finanziaria. Ebbene, David che fece da ragazzo? Rinnegò il cognome del papà e decise di farsi chiamare Bienoff, il nome della madre. Che non amasse il mondo della finanza? Possibile.

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