giovedì 5 gennaio 2012

Siete ancora in tempo per il vero sangue

   Lo so, siamo già alla quarta stagione, e dovreste già averlo provato, amandolo o, non so proprio perché, decidendo di ignorarlo. Ma poi scopro che ci sono esperti che godono della mia stima come lui che non l'hanno ancora vista, e allora sì, siete ancora in tempo per non perdervi quella meraviglia di True Blood.
   Non vi piacciono i vampiri? Vi fa un po' schifo il fantasy? Odiate l'ambientazione da profondo sud Usa con i protagonisti eternamente sudaticci? Non fa niente, perchè in True Blood c'è tutto questo, ma è solo la patina. In queste quattro stagioni Alan Ball, quello che ha scritto American Beauty e Six Feet Under per intenderci, ha messo in scena i caratteri classici: l'eroe e l'antieroe (i due vampiri Bill e e Eric), i cui ruoli, però, spesso si confondono nel balletto intorno alle tette di Sookie. E pure una serie di caratteri di contorno godiblissimi, a cominciare dal cuoco-gay-medium LaFayette, per finire alla galattica imbecillità del fratello di Sookie, Jason. In più nei 48 episodi nella cittadina di Bon Temps e nei boschi circostanti è sbarcato di tutto: vampiri, licantropi, streghe, antiche divinità dei baccanali, uomini che prendono forme di animali, licantrpi e perfino pantere mannare.     
   Insomma ce n'è abbastanza per pensare che il telefilm abbia sbracato da tempo. E invece no, True Blood ha la straordinaria capacità di mantenere una sua coerenza, di farti entrare in un mondo magico ma al contempo lercio e sudato, che quindi ti sembra quasi possibile. La sua forza sta nei caratteri che non hanno certezze, che sono pronti a cambiare idea anche solo per seguire una pulsione sessuale: ecco il sesso è il grande ed onesto motore che muove True Blood, dove, per una volta, soldi e potere sono spesso messi da parte.
E infatti la parte politica della convivenza democratica tra umani e vampiri, una volta che questi ultimi sono venuti allo scoperto grazie all'invenzione del sangue sintetico (il True Blood, appunto), finisce sempre in secondo piano. In fondo per i licantropi come per i vampiri c'è sempre una logica da branco a guidarli, una logica in cui risiede forse gran parte del fascino di una serie tra le migliori degli ultimi dieci anni.

1 commento:

  1. Io che sarei "lui", in realtà, ci provai. Ma è proprio più forte di me: i vampiri mi annoiano a morte e dopo non risorgo nemmeno. C'era, sì, qualche nota grottesca che mi attirava ma... niente.

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